Io sono Agnese Casu e ce l'ho fatta

Io sono Agnese Casu e ce l'ho fatta

Brazil 135 Ultra Journey

Distanza: 135 miglia (217 km)
Posizione: 2° donna assoluta
Posizione generale: 17° assoluta
Tempo: 40h 51m
Qualifica valida per la Badwater Ultramarathon
La prima donna italiana a tagliare il traguardo nella storia di questa gara.


 

È sempre questione di tempo!

Tempo per riprendersi fisicamente e mentalmente, ma l’adrenalina è sempre tanta.
Sono passati quasi 2 mesi, eppure mi sembra ieri.
Rivivo continuamente tutto quello che ho vissuto, quello che provato, quello che mi ha emozionato, momento per momento, attimo per attimo e ancora non ci credo… O meglio, so che è vero, che tutto quello che ho vissuto è successo veramente, ma i pensieri vanno e vengono, il cuore è felice e prova ancora tanta emozione.
Aldilà della gara, mi porto dietro un’esperienza di vita incredibile che arricchisce il mio bagaglio.
Non so nemmeno da dove iniziare, perché sono talmente tante le cose che vorrei scrivere che non basterebbero mille pagine.

Se avete voglia prendetevi un po’ di tempo per leggere la mia storia del mio “viaggio”.

Il trasferimento in Brasile

Inizio il mio racconto dalla partenza da Cagliari con prima tappa a Milano, dove viene a prendermi il mio amico Pier (che poi sarà il compagno di tutto il viaggio) che mi ospita a casa sua. La sveglia suona alle 4 del mattino per andare in aeroporto a Malpensa, passare da Lisbona e poi raggiungere il Sud America.

Arriviamo in Brasile di notte e ci sistemiamo in un hotel di cui non vediamo granché; e piove. Solo l’indomani mattina ci rendiamo conto che il posto è molto carino, immerso nel verde, tra i mille colori e il suono dei pappagalli e delle oche che stanno in un laghetto.

Una signora di bella presenza e gentile ci accoglie nella sala della colazione e ci prepara delle cose deliziose. C’è caldo, c’è un caldo umido allucinante, ma questo ce lo aspettavamo: avevamo messo in conto che questo clima e le piogge ci avrebbero fatto compagnia anche in gara perché in Brasile gennaio è il periodo delle grandi piogge.

I 90 atleti concorrenti della Brazil 135 del 2024

Il briefing

Si va tutti al briefing pregara dove incontriamo gli altri italiani che faranno parte del viaggio.

Parte tutta la trafila delle registrazioni e c’è una bella atmosfera. Ci circa 90 concorrenti provenienti da 15 nazioni: mille sorrisi, svariati colori, chiacchiere, racconti, fotografie, selfie, foto di gruppo e tanta voglia di correre, ognuno con il proprio obiettivo.

Ne approfittiamo per le presentazioni di rito: chi siamo, da dove arriviamo e le nostre sensazioni. Tutto quel che vedo e che sento intorno a me è davvero magico, perché so che aldilà di come andrà, io ci proverò con tutte le mie forze a scrivere una pagina della mia vita sportiva, ma soprattutto una pagina di vita!

Del viaggio con me stessa e di tutto quello che potrò prendere come esperienza personale  e di ciò che potrò portare sempre con me.

La Brasil 135 è considerata una delle ultra maratone di maggior prestigio a livello mondiale.

Si svolge nella giungla del Minas Gerais, lungo le montagne della Serra da Mantiquera, la catena montuosa che la separa da Rio de Janeiro.

135 miglia equivalgono a 217 km e dovremo superare un dislivello di quasi 7000 mt.

Abbiamo una crew obbligatoria che ci seguirà per tutta la gara, dove abbiamo i nostri cambi e nostri viveri perché la gara è tutta in autogestione.

Colazione alle 4 del mattino e via per la partenza della gara ad Aguas de Prata.

La giornata è soleggiata, c’è una luce immensa e la temperatura è già calda. Intorno a me i 90 atleti: c’è  bella atmosfera, tantissimi sorrisi e tutti a farsi gli scatti pregara: sono momenti da immortalare perché ora ancora siamo tutti freschi, ma sappiamo che non stiamo andando a fare proprio una passeggiata di salute.

Mi accompagna anche l’ansia pre-gara, finché non sento lo “start” che ci fa partire.

Partenza

Partiamo uno alla volta e via via ci si ritrova nel percorso. Per i primi km noi italiani (io, Pier, Manuel, Rollo, Roldano, Carmelo e Corrado) siamo riusciti a stare tutti insieme, poi pian piano ciascuno trova il proprio ritmo.

Io ho un compagno di viaggio eccezionale, Pier, con il quale condivido emozioni, fatiche, a volte sorrisi, a volte la classica frase che dici ogni volta che partecipi ad una gara non proprio normale: “chi me lo ha fatto fare!

D’altronde in noi non c’è niente di normale, altrimenti non sarei qui a raccontare questo viaggio.

Si parte con la consapevolezza che non stiamo andando a fare il giro del quartiere, sappiamo che il percorso sarà duro e faticoso.

Ma, man mano che scorrono i km mi rendo conto che niente è come mi immaginavo: il percorso si fa sempre più nervoso, le salite sono ripidissime e provanti e le discese sono così ripide che a tratti io scendo “a spazzaneve”.

La Brazil 135 si rivela una gara snervante fisicamente e mentalmente di una difficoltà tecnica pazzesca.

Mentre corro penso che neanche uno di tutti gli allenamenti fatti fossero all’altezza di una tale difficoltà.

Il primo giorno c’è un caldo disumano e un po’ ci fa patire: bevi, bevi e bevi e mangi perché hai bisogno di forze, forze per andare avanti.

La notte

Arriva la notte, ma noi proseguiamo: non ci fermiamo mai e continuiamo, decisi e pronti ad attraversare qualsiasi ostacolo: caldo, vento, pioggia, fango, crisi.

Corriamo, alternando la camminata veloce, ci portiamo sempre più avanti dove incontri l’ennesima salita ancora più ripida e più faticosa della precedente, salita che ti mette alla prova.

Ma noi siamo ultra dentro e non molliamo nemmeno per un attimo. Noi ultra siamo fatti così. Abbiamo un obiettivo e guardiamo sempre avanti.

Arriva anche la pioggia, ma non ci mette paura, anzi ci fa piacere, perché il caldo è talmente tanto che una spruzzata d’acqua è solo piacevole.

E poi una cosa meravigliosa, intorno a noi, in mezzo a tutta questa fatica, c’è un mondo straordinario, di una bellezza infinita. Panorami scenografici, una fauna fittissima, colori infiniti, pappagalli, tucani, immense distese con mandrie di cavalli liberi. Attraversando la strada si incontrano pulcini, galline, anatre, oche, mucche e il “gringo” che con il suo cappello da cowboy che sposta la sua mandria.

Un spettacolo veramente straordinario.

Vedo un popolo povero, case fatiscenti, vestiti improbabili, sporcizia, ma tutti di un’umiltà incredibile e di un’infinita gentilezza: al nostro passaggio tutti a salutare con un sorriso a 360°.

Ecco, in questo cammino, proprio mentre attraversiamo un paesino, vedo una fontana dove mi devo fermare: ci sono due donne che riempiono le loro bottiglie.
Io cerco di spiegar loro che sono in gara e ho bisogno di rifornirmi di acqua fresca; davanti a noi c’è un’immagine della Madonna, loro mi lasciano il posto e mi indicano di toccare l’effigie e di farmi il segno della croce, che mi avrebbe portato fortuna. Beh, io ovviamente l’ho fatto!

Correndo vedo un popolo molto religioso e in tutto il percorso della gara, incrocio tante piccole cappelle,  proprio perché di lì passa il cammino di Fe e si incontrano i pellegrini.

Il percorso gara non è mai stato facile, ma, ampiamente ripagato dalle emozioni.

L’arrivo

La nostra forza, la nostra energia, la nostra positività, la nostra voglia di arrivare.
Tutto ciò ci ha portato avanti fino alla fine, anche quando ci rendiamo conto di aver sbagliato percorso e di aver fatto 6 km in più: proprio quando sai che la gara sta per finire e invece ti tocca un’ultima salita spezza gambe che sembra sussurrarti “Eh no, devi ancora soffrire, tra fatica e tanto fango!

Ma, poi arriviamo a Paraisopolis, in quel magico traguardo dove tutto svanisce e magicamente la stanchezza non c’è più: non pensi più a niente, vuoi solo goderti quei momenti di gioia infinita per aver vinto ancora una volta la sfida con te stessa.

Un altro sogno che si avvera!

In aria sventola la bandiera italiana, ma anche la bandiera dei 4 mori, di cui ne vado immensamente fiera ed è sempre con me ai traguardi delle mie gare.

Con una soddisfazione ancora più grande, tempo massimo per completare la gara 60 ore, obbiettivo poterla chiudere in 48 ore per prendere la slot per la Badwater in California, nella valle della morte .

Ma questa volta vado oltre! Chiudiamo la gara in 40 ore e 51 minuti!

Strafelice e Strasoddisfatta!

Beh, penso che forse il segno della croce alla Madonna, un pizzico di fortuna me lo abbia portato. Mi piace pensare così!

E poi il 17, un numero che mi porto dietro per 3 gare di seguito. Anche questo sarà un segno del destino?
Il 17 è la data di nascita di mia mamma, a cui dedico il mio risultato perché se sono così forte, così determinata, lo devo anche a lei: “Grazie mamma per avermi reso la persona che sono!“.

Il 17 è il numero del mio pettorale.

Il 17 è la mia posizione assoluta in classifica. Incredibile!

Ringraziamenti

Ancora una una volta ho conosciuto persone splendide.

La nostra crew: André, un uomo del posto che conosceva le strade, sempre disponibile, e Marisa, a cui dico infinitamente “grazie” per le sue premure, per avermi stretto la mano nei momenti di debolezza e per avermi sopportato e supportato: migliore crew non potevamo avere, veramente grazie di tutto cuore .

Dico grazie a Piergiuseppe per essere stato un compagno di viaggio eccezionale con il quale ho potuto tagliare questo traguardo e che mi ha fatto vivere questa esperienza insieme.

E poi c’è lui, Simone dietro le quinte, ma come se fosse stato presente, grazie per ascoltarmi e comprendere le mie sfide, grazie per il tuo supporto e i tuoi preziosi consigli di cui io ne ho fatto tesoro, grazie per essere arrivati fin qui.

La Brazil 135 è un’altra gara che mi segna e mi insegna, un’altra esperienza che mi arricchisce e mi conferma che, aldilà del risultato sportivo, c’è sempre la soddisfazione di dire:

Io sono Agnese Casu e ce l’ho fatta!